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Carburante di qualità? Il Vino!

Vino come carburante di un'economia che si muove velocemente. Vinitaly è il luogo giusto per capire, senza essere per forza di cose assillati dalla cerimoniosa degustazione o da motivi commerciali, come viaggia l’Italia di Bacco.

L'impressione, attraversando i diversi padiglioni regionali, è che ormai la velocità del settore sia più che sostenuta.

Sono convinto inoltre che questo carburante naturale porterà ben lontano chi saprà cogliere i cambiamenti del gusto dei consumatori e chi saprà porsi coerentemente sulla strada della qualità, grazie alla cultura del vino e del bere consapevole, sdoganando limiti dettati da obblighi etici e di legge.

Emergerà sempre più, dolce compagna della qualità, la creatività delle imprese e dei fornitori che accentueranno il piacere del bere con gusto. Penso ad esempio alle Cantine Ceci, che hanno trasformato nel tempo e con modalità diverse la tranquilla e semplice esistenza del Lambrusco in un vino da collezione.

Ultima loro carta creativa, proprio al Vinitaly, il coinvolgimento dell’artista Patrizio dall'Argine che ha dipinto, utilizzando solo tre colori base, "su misura" tante uniche bottiglie del rosso allegro.

Deludente invece la capacità di rappresentare alcune Regioni, come la Sicilia, terra di grandi vini e solide aziende che quasi scompariva nella generale piattezza (non semplicità) espositiva del padiglione tutto.

Stupisce poi in genere che siano davvero pochi gli espositori in grado di cavalcare sulle frontiere della nuova comunicazione. Sì, è vero, c’è riferimento ovunque ai Social Media, ma come fossero dei "bollini" necessari per essere moderni, compresi gli angoli dello stand dedicati agli autoscatti.

Mi sembra di rivivere gli stessi errori degli editori che interpretavano il mondo digitale come semplice doppione del cartaceo.

Molto interessante, infine tra le copiose comunicazioni uscite dall'ufficio stampa della Fiera, è la ricerca dell’IRI che traccia il rapporto tra italiani e vino da nella grande distribuzione.

Secondo questa ricerca gli italiani lo comprano soprattutto nei supermercati: nel 2016 hanno acquistato sugli scaffali 500 milioni di litri, spendendo 1 miliardo e mezzo di Euro.

Dato importante: il 60% di questi acquisti è rappresentato dai vini con riferimento territoriale (Docg, Doc, Igt), che risulta quindi essere il comparto che cresce di più: + 2,7% nel 2016 e + 4,9% nel primo bimestre 2017 (a volume) a testimoniare che il consumatore è sempre più attento sia alla qualità sia al legame col territorio.

La ricerca dell’IRI è inoltre utile per conoscere i cambiamenti in atto nelle abitudini dei consumatori. Diminuiscono gli acquisti dei bottiglioni da un litro e mezzo, dei vini sfusi, delle damigiane, e dei brik, mentre la bottiglia da 75 cl è regina del mercato.

I vini fermi sono più richiesti dei vini frizzanti, che probabilmente risentono del boom degli spumanti (+7% nel 2016) e crescono rapidamente anche i vini biologici.

Cambiamenti influenzati anche dal graduale ricambio generazionale e dal rinnovato interesse dei giovani per il vino. Gli studi IRI sul comportamento dei consumatori nella Grande distribuzione evidenziano che l’86% di essi è propenso a sperimentare nuovi prodotti si informa sulle novità a scaffale e spesso anche sui siti web di settore (il 33%).

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