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Il mondo Classic? Cultura della conoscenza!

#Why Classic? E’ l’ashtag che ho usato per accompagnare i video dei miei “Pensieri in movimento” che hanno documentato in diretta sui social il prologo della Ennstal Classic del venticinquennale, una delle più belle manifestazioni per auto storiche in Europa che dimora a Grobming, un paesino della Stiria, in Austria.

La Ennstal Classic vive di un’organizzazione complessa: evento di benvenuto allo Schloss Pichlarn; 408 chilometri di prologo con tappa al Red Bull Ring per i 220 partecipanti alla gara di regolarità, un Racecar Trophy parallelo con un’altra quarantina di vetture che si sfidano prima in pista e poi sulla salita di 8,5 km dello Stoderzinken; un’altra tappa di 428 chilometri e poi il gran finale con il circuito cittadino proprio a Grobming.

Se siete curiosi, dal momento che l’evento si conclude sabato 22 luglio, dopo la pubblicazione di questo mio blog, potete entrare nel vivo dell’evento cliccando il collegamento allo streaminglive: https://www.ennstal-classic.at/de/ennstal_classic/livestream/

Ma ritorniamo alla domanda di partenza. Già perché Classic? Perché scriverne ancora, c’è passione autentica per questo mondo o è il business a trionfare? C’è ancora spazio per lo stile, il piacere di guidare con muscoli e cervello? C’è ancora qualcuno che si entusiasmi per il passaggio di una rombante e a volte (per qualcuno) “puzzolente” carovana di auto datate?

Copyright Ennstal Classic

O my God!, quanti pensieri si accavallano nella mente ogni volta che sento odore d’olio e di gas di scarico e lo scoppiettare allegro all’avvio di alcuni motori!

Il mondo delle auto storiche lo conosco bene, sin dal finire degli Anni 70.

E’ lì che mi sono formato e lì che mi sono divertito, giornalisticamente, a scrivere storie di auto e persone con lo stile che era tipico della rivista AutoCapital del grande Luca Grandori e che oggi qualcuno riscopre etichettandolo come l’arte dello “story telling”.

Ero talmente preso da quel mondo, da non distinguere professione e vita privata: esempio eclatante, nel 1988 chiesi a Giancarlo Cappa, in quel periodo "Il" restauratore delle Lancia per eccellenza, di farmi da testimone di nozze…

Ho visto nascere grandi eventi italiani e stranieri pensati per far divertire i collezionisti che desideravano vivere e condividere con il pubblico la loro passione per le auto da… domare.

Così è stato per la Winter Marathon (nella sua storia penso di averne perse solo 4), così per la Stella Alpina, la Coppa d’oro delle Dolomiti, le Mille Miglia, la Coppa Rodolfo del Drago, la Cividale - Castelmonte, il Trofeo Prime Rose, il Trofeo Tazio Nuvolari, le Targa Florio diversamente vestite (dalla regolarità alla velocità della Coppa d’Italia)… e potrei continuare.

Ho incontrato grandi piloti del passato. Uno fra tanti: Olivier Gendebien, davanti ad un caffè al banco di un bar di Rimini, mentre seguivo proprio una Mille Miglia, mi raccontò, così, per caso, la sua verità sull’incidente di De Portago in quel di Cavriana (non di Guidizzolo) che divenne parte di un articolo che pubblicai su AutoCapital del 1994 e che fece luce su quel tragico evento.

Ho coinvolto personaggi, quelli che si definiscono “famosi”, che amano e amavano l’automobile perché non fossero ambasciatori di uno specifico Brand, ma perché condividessero universalmente la loro passione per storia, cultura e tecnologia applicata al muoversi.

Poi, vuoi la crisi che ha sconvolto il “belpaese” dal 2008, vuoi la prepotente presenza della competizione del mondo della regolarità italiana, vuoi un po’ di organizzatori votati al business “spolpa” partecipanti, in Italia negli ultimi anni sembrava che il settore cominciasse a perdere colpi.

Molte auto storiche, complice l’aumento del loro valore e la carenza di liquidità nazionale, hanno anche lasciato il nostro Paese, perdendo la targa originale sostituita con quelle nuove tedesche, austriache, francesi e chissà di quale nazione ancora…

Perché Classic, allora?

Raggiungendo Grobming in moto, attraversando le Alpi, evitando l’autostrada, incurante dei temporali, mi sono ritrovato a rivivere almeno parte delle emozioni che provi quando decidi di coltivare la passione per il mondo delle auto storiche.

E ti rendi conto che la cultura del movimento è fatta di rispetto reciproco, attenzione ai particolari, desiderio di conoscenza e scambio di esperienze.

Insomma ancora una volta non è il mezzo a prevalere, ma l’uomo e il suo positivo tendere all’assoluto mettendo in fila tantissime imperfezioni.

Vedere Neel Jani o Mark Webber, più che noti piloti professionisti di vetture ad altissime prestazioni tornare alle origini del Motorsport per guidare all’Ennstal Classic una Porsche 356 e una 550 del Museo della Casa di Stoccarda, non è solo questione di marketing.

Vedere Wolfgang Porsche e suo figlio Ferdinand chiacchierare con Walter Rohrl tra la gente o con il pubblico di appassionati prima di salire a bordo dell’auto e mettersi in gioco ancora una volta in gara… è

una lezione di stile e di vita.

Classic è quindi un modo di vivere la passione per il movimento, il muoversi, l’evoluzione: non ci può essere futuro senza il passato, non ci può essere evoluzione senza l’esperienza.

Perché Classic?, perché è vita, perché è futuro, perché è cultura della conoscenza, perché è anche l’eterna fanciullezza. Con gli occhi che sorridono, lo sguardo si alza e le traiettorie, qualunque esse siano, si disegnano. Meglio.

Enjoy!

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